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mercoledì 23 ottobre 2013

Enzo Jannacci - Jannacci Enzo (1972)



Continuiamo con la presentazione dei dischi di Jannacci inediti su CD con questo disco pubblicato a settembre del 1972 e che è sicuramente uno dei più rari tra quelli incisi dal cantautore, anche per le poche vendite, inferiori a quelle solitamente già basse degli altri album jannacciani.
Tre le canzoni nuove, mentre sei sono nuove versioni di vecchi brani: "La giostra" diventerà nota alcuni anni dopo cantata da Milva, con il titolo cambiato in "La rossa" ed alcune piccole modifiche al testo, "Una tristezza che si chiamasse Maddalena" (con un testo che fa riferimento alla strage di piazza Fontana) era già stata incisa da Nicola Arigliano e dai Domodossola, ed infine "Ragazzo padre", con il testo scritto da Bruno Lauzi, che è la canzone più nota, pubblicata anche su 45 giri, con un contrasto tra la strofa quasi tenchiana (....ascoltate in sequenza questa canzone e "Mi sono innamorato di te") ed il ritornello tipicamente jannacciano.
Le sei nuove versioni sono scelte tra il repertorio inciso per la Jolly, tralasciando quindi i primi brani per la Ricordi: sono canzoni storiche, da "Faceva il palo" a "El portava i scarp del tennis", ma in generale sono preferibili gli originali, specialmente per "Ti te se no" (con una tastierina di sottofondo spesso fastidiosa) e "Dona che te durmivet"; si tratta comunque in questi casi di un'opera di divulgazione che in altre occasioni Jannacci farà decisamente in modo migliore, e mi riferisco soprattutto al disco del 2004 "Milano 3.6.2005", arrangiato superbamente dal figlio Paolo.
Una citazione a parte per il brano di apertura, "E sapere", che è la traduzione in italiano di "E savè", tratta da "Sei minuti all'alba": Jannacci recita i versi mentre il coro in sottofondo canta la canzone in dialetto, come nell'originale.
Curata la grafica del disco, apribile, con una finestra vuota al centro che consente di vedere una parte dell'interno, con Jannacci in giacca e cravatta: aprendolo si scopre che il cantautore è in mutande.
La produzione è di Italo Greco e Paolo Dossena; Greco cura anche gli arrangiamenti con Alberto Baldan, e purtroppo non sono riportati i musicisti.

LATO A

1) E sapere (Enzo Jannacci)
2) La giostra (Enzo Jannacci)
3) El portava i scarp del tennis (Enzo Jannacci)
4) Dona che te durmivet (Enzo Jannacci)

LATO B

1) Una tristezza che si chiamasse Maddalena (Enzo Jannacci)
2) Faceva il palo (Walter Valdi-Enzo Jannacci)
3) Ti te se no (Enzo Jannacci)
4) Prendeva il treno (Enzo Jannacci)
5) Ragazzo padre (Bruno Lauzi-Enzo Jannacci)

giovedì 17 ottobre 2013

Misterbianco - Alto gradimento (1971)












Abbiamo già parlato di Misterbianco (pseudonimo di Antonio Ranieri) a marzo dell'anno scorso, presentando un suo 45 giri del 1976; oggi invece parliamo del suo 33 giri del 1971, inciso per la DKF, l'etichetta a cui era passato dopo le prime incisioni per la Mercury del gruppo Phonogram.
Il disco si intitola "Alto gradimento", come il programma di Arbore e Boncompagni che andava per la maggiore in quegli anni, e raccoglieva alcune canzoni originali e cover di canzoni di successo del periodo.
La canzone che apre il disco, “Ra ta ta ta”, è un brano che pochi mesi prima era stato lanciato dai Rotation (in Italia il loro 45 giri era stato pubblicato dalla Ricordi), e Misterbianco lo canta in inglese; chissà perchè vi è sull'etichetta anche la firma di Luigi Albertelli (che era l'autore del testo in italiano della versione cantata da Antoine), mentre Juwens è riportato con il cognome storpiato in Yuwnes ed Heilburg in Heilbure.
Del brano esiste anche una versione incisa da James Last con la sua orchestra, ovviamente strumentale. “Love story” è invece incisa in italiano, con il testo scritto da Sergio Bardotti e già inciso da Johnny Dorelli e Patty Pravo (e in questo caso nell'etichetta scompare la firma di Bardotti); un'altra canzone tratta da un film è “Cuore cosa fai”, da “Anonimo veneziano”, in cui Luciano Beretta ha inserito un testo sulla musica del Maestro Stelvio Cipriani (e in questo caso l'errore dell'etichetta è doppio: manca il nome di Beretta ed è riportato il titolo del film).
Sono invece in lingua originale le notissime “Sing sing Barbara” di Laurent e “My Sweet Lord” di George Harrison. Meno nota “What does'it take” di Junior Walker, che è presentata in italiano: ovviamente non è riportato chi sia l'autore del testo.
Le canzoni originali sono scritte da Nereo Villa, di cui abbiamo già parlato nel blog presentando un suo 45 giri inciso con lo pseudonimo “Mosé”, che suona anche il pianoforte nel disco: “Parere di un soldato” è una canzone il cui testo racconta di un soldato stanco di pregare, mentre “Un bicchiere al posto di te” musicalmente ricorda lo stile dei Procol Harum, con evidenti rimandi classici, così come “Così sia”; “Formula blu” è una canzone d'amore orecchiabile con un intermezzo di pianoforte nel finale, ed è interessante la ritmica di “Vedo lei”, che sorregge tutto il brano.
Conclude il disco “Vespro”, brano lento che cresce progressivamente e che è melodicamente elaborato.
Oltre a Villa, suonano nel disco altri musicisti torinesi: Roberto Balocco alla batteria (da non confondere con l'omonimo cantante, il batterista torinese entrerà poi nei Panna Fredda e nei Capsicum Red), Roberto Favaro al basso (che suonerà in seguito nei Living Live), Luigi Catalano alla chitarra (in seguito entretrà nella Strana Società) e Guido Monge all'organo.
L'ingegnere del suono (così è riportato in copertina, anni prima dell'uso comune di questi termini sui dischi della Cramps) è Danilo Pennone, il chitarrista dei Ragazzi del Sole.

LATO A

1) Ra ta ta ta (Luigi Albertelli-Chris Juwens-Christian Heilburg)
2) Parere di un soldato (Nereo Villa)
3) Love story (Francis Lai)
4) Un bicchiere al posto di te (Nereo Villa)
5) Sing sing Barbara (Luc Aulivier-Michael Laurent)
6) Formula blu (Nereo Villa)

LATO B

1) My sweet Lord (George Harrison)
2) Vedo lei (Nereo Villa)
3) Anonimo veneziano (Luciano Beretta-Stelvio Cipriani)
4) Così sia (Nereo Villa)
5) What does'it take (Johnny Bristol-Harvey Fuqua-Vernon Bullock)
6) Vespro (Nereo Villa)

venerdì 11 ottobre 2013

Gli Alunni del Sole - ...e mi manchi tanto... (1973)




Questo post era pronto già da alcune settimane, e rientrava in un progetto, uno dei tanti iniziati dal blog: la pubblicazione di tutti gli album del gruppo dei fratelli Morelli inediti su CD (e cioé la quasi totalità).
Poi ieri sera ho avuto la triste notizia su Paolo Morelli, e così ho deciso di anticiparne la pubblicazione (e per il post Vince Ricotta ha preparato l'immagine ricordo qui a fianco).
Ho visto gli Alunni del Sole dal vivo nel 1977, portato da mia madre in uno spettacolo alla Rai di via Verdi: non ricordo il mese ma era appena uscito l'album "'a canzuncella", ed anche se avevo solo 13 anni conoscevo già il gruppo perché li avevo ascoltati in numerose occasioni nell' "Hit Parade" di Lelio Luttazzi e li avevo visti ospiti ad "Adesso musica".
Poi in seguito li ho sempre seguiti, anche comprando i loro album meno riusciti (a mio parere quelli del periodo RCA), fino all'ultimo "La storia...il sogno", di pochi mesi fa.
Ho sempre considerato Paolo Morelli un grande, ma sottovalutato, compositore e autore di testi: molte sue canzoni sono entrate nella storia della nostra musica leggera, sicuramente "'a canzuncella", che è stata reinterpretata persino da due milanesi come Enrico Ruggeri, nell'album "Contatti" del 1989 e Ornella Vanoni, in "Un panino, una birra e poi..." del 2001; la Vanoni aveva anche inciso, nello stesso disco, "Concerto", e  nel 2009 Patty Pravo aveva incluso nel suo live dall'Arena di Verona "...e mi manchi tanto", la canzone che dà il titolo al disco di oggi.
Forse una cosa che non tutti sanno è che Paolo e Bruno Morelli sono figli d'arte: il padre infatti è Ardelio Morelli, toscano di Fucecchio, autore di molte canzoni tra cui "La mano del Signore" per Little Tony.
Come tutti sanno, questo è il loro secondo album, che segue il concept "Dov'era lei a quell'ora?" dell'anno precedente: in realtà però il disco racchiude alcune canzoni pubblicate in anni precedenti su 45 giri, come "Fiori" del 1970 e "Isa Isabella" e "Ritorna fortuna" del 1971, e due incisioni del primo periodo per la Parade, "Concerto" e "L'aquilone", che vedono come autore dei testi Carlo Rossi, nel secondo brano con Ettore De Carolis dei compagni di scuderia "Chetro & Co." (De Carolis da solo scrive il testo di "Fiori", mentre Rossi è anche autore delle parole di "Isa Isabella).
Un disco che quindi è quasi una sorta di raccolta di successi del primo periodo del complesso.

LATO A

1) E mi manchi tanto (Paolo Morelli)
2) Isa...Isabella (Carlo Rossi-Paolo Morelli)
3) L'aquilone (Carlo Rossi-Ettore De Carolis-Paolo Morelli)
4) La maggiore età (Paolo Morelli)

LATO B

1) Concerto (Carlo Rossi-Paolo Morelli)
2) I ritornelli inventati (Paolo Morelli)
3) Ritorna fortuna (Paolo Morelli)
4) I ritornelli infantili (Paolo Morelli)
5) Fiori (Ettore De Carolis-Paolo Morelli)

mercoledì 9 ottobre 2013

Mariolino Barberis e Lina Chiusso - Salvé Venesia/Raconto d'inverno (1967)












Vincitore di due edizioni successive del Festivalbar Cantagiro nella sezione giovani, Mariolino Barberis, a causa delle vicende che ci ha raccontato Happy Ruggiero in un'intervista per ora inedita, ad abbandonare l'RCA Italiana ed a firmare per una piccola etichetta torinese, la DKF Folklore di proprietà dello stesso Ruggiero, distribuita a livello nazionale dalla Polygram.
Abbiamo già presentato un disco di Barberis, ed oggi ne presentiamo uno in comproprietà con Lina Chiusso, cantante veneta che aveva partecipato a due edizioni del Festival di Castrocaro, nel 1964 e nel 1966, che dopo la prima edizione era entrata come cantante nell'orchestra di Santi Latora e che incideva anch'essa per la DKF: il motivo di questo abbinamento è che entrambe le canzoni avevano partecipato alla nona edizione del "Festival della Canzone Veneta" che si teneva a Soriago.
"Salvé Venesia", per quel che posso capire io della lingua veneta (e cioé ben poco...) non è un saluto alla città lagunare bensì un invito a salvarla dai problemi legati all'acqua alta; il testo è di Franco Cacciatore e Pino Tombolato, mentre la musica è del notissimo Eros Sciorilli e di Dario Matejcic (che però sull'etichetta è riportato come "Mateicich").
La canzone cantata dalla Chiusso invece vede come autore del testo Andrea Cason, poeta e paroliere di Treviso che, in passato, aveva anche collaborato con Umberto Bindi (suo il testo di "Un paradiso da vendere"), mentre la musica in SIAE è depositata a nome di Dario Matejcic, ma sull'etichetta il suo nome è sostituito da tal Ferretto.
In entrambi i brani l'orchestra è diretta da Happy Ruggiero.

1) Salvé Venesia (Franco Cacciatore-Pino Tombolato-Eros Sciorilli-Dario Matejcic)
2) Raconto d'inverno (Andrea Cason-Dario Matejcic)

venerdì 4 ottobre 2013

Ruggero Oppi - EP (1958)












Vi ricordate "Ai Romani piaceva la biga" di Ruggero Oppi, che avevamo presentato in questo post nel febbraio 2011? Anche la canzone con cui si apre questo EP dello stesso Oppi, registrato dopo il suo passaggio dalla Music (del gruppo Saar) alla Combo si colloca nello stesso filone, come peraltro si capisce già dal titolo, "Miss Irizza": la storia raccontata è quella di una ragazza con un nome strano, appunto Irizza, che vince tutti i concorsi di Miss a cui partecipa, grazie alla sua bellezza.
D'altronde l'autore del testo è lo stesso, e cioé il notissimo Gian Carlo Testoni che, evidentemente, era un personaggio poliedrico capace di passare dal romanticismo di "Grazie dei fior" alla goliardia di brani come questi (per non parlare poi dei suoi interessi verso il jazz).
La musica, scritta dallo stesso Oppi, è un rock'n'roll con un interessante assolo di sax verso il finale.
E doppi sensi si possono trovare anche negli altri brani, a partire dal  bajon "Vado a Cuba" che inizia con i versi "Vado a cu....vado a cu...vado a Cuba, vado a Cuba per affari di famiglia...." "Vengo anch'io, vengo anch'io, no, ci vado solo me" (chissà se Jannacci, Fo e Fiorentini li avevano presenti dieci anni dopo....), e il cui senso risulta evidentissimo nel finale, con l'intervento parlato che recita con la erre moscia: "Scusi signore, potrei venire anch'io?".
Sempre in "Vado a Cuba" Oppi utilizza tra l'altro una trovata umoristica che, poco tempo prima, era stata adoperata da Renato Carosone, e cioè le vocine ottenute effettuando la registrazione con il nastro accelerato.
Sul lato B troviamo invece "Il bullone", ancora firmata Testoni-Oppi, il cui testo recita "Dove lo metto, dove lo metto il mio bullone, qui davanti non ci sta, là di dietro chi lo sa...", e la conclusiva "Il cocchio" il cui testo (anche questo con una metafora evidente) in SIAE risulta scritto da Stefano Allocchio mentre sull'etichetta è riportato il cognome Gioia, forse uno pseudonimo.
Sicuramente ascoltando Ruggero Oppi, uno dei padri della canzone demenziale, possiamo renderci conto che gli Squallor o Renzo Arbore con "Il clarinetto" non hanno inventato nulla...!


LATO A

1) Miss Irizza (Gian Carlo Testoni-Ruggero Oppi)
2) Vado a Cuba (Carlo Bettini-Ruggero Oppi)

LATO B

1) Il bullone (dove lo metto) (Gian Carlo Testoni-Ruggero Oppi)
2) Il cocchio (Stefano Allocchio-Ruggero Oppi)