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domenica 27 marzo 2011

Cosimo Di Ceglie - L'ultimo flamenco/L'inno goliardico (1962)













Tra i tanti grandi musicisti italiani di quella zona di confine tra la musica leggera e il jazz, uno dei chitarristi più noti, nonchè più dotati tecnicamente, è il pugliese Cosimo Di Ceglie, nato ad Andria nel 1913.
In effetti definirlo chitarrista è un po' riduttivo, visto che Di Ceglie era un musicista eclettico: violinista, clarinettista, sassofonista, batterista, nonché direttore d'orchestra e compositore, dalla Puglia si era trasferito a Milano (la città in cui vivrà fino alla morte nel 1980) dove dapprima diventa il chitarrista di Mario Latilla (cantante padre di Gino) e poi, insieme ad Enzo Ceragioli al pianoforte e a Gorni Kramer alla fisarmonica aveva formato un complesso jazz, "I tre negri": siamo negli anni '30, in pieno fascismo, in quell'epoca storica quindi in cui (secondo alcuni poco informati, evidentemente...) il jazz era vietato dal regime. Cosa falsa, storicamente (come chiunque può verificare leggendo i bei volumi di Adriano Mazzoletti): fu solo dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale che vennero emanati bandi di condanna verso la "musica negroide", anche per motivi di boicottaggio verso il nemico;  gli anni '30 in Italia furono, musicalmente, anni floridi per il jazz ed in particolare per lo swing, che si ascoltava quotidianamente in radio (dalle varie orchestrazioni di Pippo Barzizza alle armonizzazioni vocali del Trio Lescano), era il cosiddetto "ritmo sincopato". Bene, di questo periodo Di Ceglie è uno dei chitarristi più quotati sin da subito, nonchè autore: scrive infatti "La barca dei sogni" per Caterinetta Lescano (1942), "Come ti chiami?" per il mitico Pippo Starnazza (1941), entrambe con testo di Gian Carlo Testoni e, soprattutto, la celeberrima "Oi Marì, oi Marì" (1942) per il Trio Lescano, con il testo di Nisa. Nel dopoguerra Di Ceglie lavorerà spesso come arrangiatore, lavorando tra gli altri anche con Enzo Amadori per la sua etichetta, la Arlecchino. Passando alle due canzoni contenute in questo 45 giri, pubblicato nel 1962 dalla Sahara, si tratta di due brani strumentali in cui si possono cogliere le qualità tecniche di Di Ceglie come chitarrista, soprattutto nella più veloce "L'inno goliardico".

1) L'ultimo flamenco (Cosimo Di Ceglie)
2) L'inno goliardico (Cosimo Di Ceglie)

2 commenti:

  1. Molto interessante: sto effettuando una serie di ricerche su queste figure del chitarrismo locale, e Cosimo di Ceglie mi interessa...un altro caso che sto seguendo riguarda il chitarrista Michele Ortuso chiamato anche Mike Ortuso...

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    1. Su Michele Ortuso troverai molte notizie nel volume di Mazzoletti sulla storia del jazz in Italia. A proposito di chitarristi: Pino Guerra lo conosci?

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